Milano, prostitute messe in vendita insieme al marciapiede occupato
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I protettori incassavano soldi anche per la porzione di marciapiede che le ragazze occupavano
Non intascavano solo i soldi che le schiave-prostitute incassavano con le loro prestazioni sessuali, ma anche una percentuale derivante dall’occupazione della parte di marciapiede sul quale dovevano mettere in mostra se stesse per attirare i clienti.
Questi drammatici dettagli stanno emergendo da un’indagine effettuata dalla polizia di Milano che ha portato all’esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 19 persone coinvolte in un ampio giro di prostituzione.
La maggior parte degli indagati è di nazionalità romena: queste persone portavano le loro connazionali in Italia e le costringevano a finire in strada dopo averle sottoposte a violenze fisiche e psicologiche.
L’indagine è partita nel 2011 in seguito ad alcune lettere anonime nelle quali si evidenziava la condizione di schiavitù in cui vivevano queste ragazze.
Le giovani romene dovevano sottostare alla volontà di rom che vivevano in campi nomadi posti nei pressi di Milano e che, giornalmente, si scontravano con bande rivali per il controllo della prostituzione nella periferia Sud del capoluogo lombardo.
Dalle investigazioni dei poliziotti del commissariato di Scala Romana, è emerso che vi era una vera e propria tratta di giovani donne, anche minorenni: prima venivano acquistate e poi rivendute insieme alla porzione di marciapiede sul quale erano costrette a vendere il proprio corpo. Si trattava di una sorta di“diritto di superficie”, strumentalizzato per permettere ulteriori guadagni ai protettori arrestati dalla polizia milanese.