Le superfici a intermittenza luminosa di Claudio Rotta Loria

Costume e Società

Chi è Claudio Rotta Loria

Torinese di nascita, Claudio Rotta Loria è un artista poliedrico, classe 1949, che si è, da sempre, dedicato all’arte. Si iscrive al Liceo artistico e frequenta, a Novara, l’Accademia e il Centro Studi Arte-Industria diretta da Nino Salvatore. Per poter ampliare le sue conoscenze ed avere una formazione variegata, si laurea in filosofia arricchendo la sua vena artistica di un sapore particolare. Le sue opere, infatti, sono il frutto di una costante ricerca che prende forma in cicli differenti con un unico filo conduttore.

A sedici anni sembra avere le idee chiare tanto da dare vita ad un’arte a carattere figurativo che vuole dare risalto ai consolidati rapporti spazio- forma e contesto – opera. Già dal 1966, in Italia e in altri paesi stranieri, comincia a tenere mostre di esposizioni personali e si trova spesso ad essere ospite in rassegne d’arte internazionale. L’incontro con il maestro Bruno Munari, che risale al 1968, orienta i suoi successivi lavori portandolo a ridurre ad elementi concreti ed elementari tutta la sua pittura. È solo successivamente che comincerà a costruire lavori in tre dimensioni in cui vengono fusi, anche grazie all’utilizzo di scrittura e mandala, aspetti sia emozionali che simbolici sia aspetti sensibili. Il suo obiettivo è fondere arte e scienza, poesia e geometria, fantasia e razionalità… tutto attraverso l’uso superbo degli spazi, l’uso del dinamismo. Solo così può avere la possibilità di interagire con il pubblico e introdurlo al suo modo di fare arte in un mondo diverso e del tutto imprevedibile.

Tutto questo è il frutto, come dicevamo, di studio e ricerca costante nel tempo che è strettamente legato al bisogno di espressività dell’artista.

Quali sono le sue opere di arte moderna

La sua arte, vista così, non può che essere moderna e soprattutto sperimentale. Claudio Rotta Loria sa come procedere e cosa fare per esprimere chiaramente quello che ha dentro.

Ciò che è visibile, è organizzato in maniera precisa e cinetica così da generare in chi osserva le sue opere, sensazioni sensoriali e percettive. Molto non è visibile, ma serve a dare luce, movimento e sensazioni. È basandosi su questi principi che l’artista dà vita, nel 1968, alle Superfici interattive, un’opera d’arte realizzata su un intricato reticolo che deve arrivare all’osservatore con sensazioni plurisensoriali. Nel 1970 è la volta dei Cromoplastici dove i giochi di colore fluorescente, invisibile all’occhio dell’osservatore produce un effetto di vibrazione molto particolare. Il 1971 è per Claudio Rotta Loria un anno molto ricco dal punto di vista della produzione. Di questo periodo sono le Superfici a interferenza luminosa, gli Interventi d’ambiente, gli Oggetti cinetici e le Specializzazioni di forme geometriche.

Mentre sui primi ci soffermeremo un po’ più nello specifico, le altre opere sono state create per sperimentare nuove modalità di espressione, nuovi spazi, ma vedono anche l’uso innovativo anche di nuovi materiali per indagare possibilità diverse e provare ad attuare il passaggio dalla bidimensionalità alla tridimensionalità.

Negli anni 80, più nello specifico del 1986, l’artista continua le sue esplorazioni con le Interazioni in cui gli aspetti più profondi, di sensibilità ed emozionalità del pittore, assumeranno carattere maggiormente introspettivo grazie all’uso di carta in rilievo appena sfiorata dagli acquerelli. Del 1987 sono invece gli Spazi di trame che si articoleranno con maggiore dinamicità nello spazio quasi fondendo pittura e scrittura. Quest’ultima opera si evolverà, nei dieci anni successivi, in Spazi di tensione in cui la vibrazione sarà resa evidente dalla ripetizione scritta del mantra fusa con fili elastici ed asticelle che vorranno trasmettere la leggerezza.

Con l’arrivo del nuovo millennio Claudio Rotta Loria conquista un nuovo modo di esprimersi diventando più coinvolgente ed intrigante. Pervaso da un rinnovato desiderio di creazione, la sua pittura sembra superare tutti i limiti materiali rivolgendosi verso l’alto ed integrando terra e cielo che quasi vanno a fondersi tra loro. Anche i materiali si rinnovano, si aggiungono nuovi prodotti e aumentano le contaminazioni che danno un valore aggiunto alle opere. È lo stesso Claudio Rotta Loria che ama definire queste opere e questa fase con il termine Archipainting per definire quei lavori nei quali si fondono più modalità insieme. È così che si trovano intricate in un unico spazio progettuale disegni, fotografie, oggetti di uso comune, scultura, pittura, elementi tecnologici e molto colore. Tutto questo senza dimenticare non solo l’essenzialità, ma mantenendo anche un’identità che diventa costitutiva, un mezzo di riconoscimento per il poliedrico artista.

Chi lo conosce e lo segue non può non vedere nelle sue opere continuità e coerenza pur mutando sempre forme e colori. Molto spesso sono infatti le sfumature a fare la differenza.

Le superfici a intermittenza luminosa

Le opere del maestro Claudio Rotta Loria, dunque, sono l’espressione di un vissuto interpretato interiormente e esplicitato in un’opera d’arte, di ciò che accade nel mondo, un modo semplice ed allo stesso tempo complesso, per rispondere alle mille contraddizioni della realtà circostante. È la ridondanza, la ripetizione che può dare vita a giochi di luci e di ombre fantastiche anche con l’uso di una carta dall’unico colore.

Linee più o meno corte tutte delle stesse dimensioni in direzione uguale e contraria, inclinate nella medesima direzione che danno la sensazione del movimento pur essendo completamente immobili. È questo movimento interiore dell’artista a dare vita nel 1971 alle Superfici a interferenza luminosa che lasciano incantato l’osservatore. Chi guarda infatti è affascinato da come l’essenzialità e la povertà dello stimolo possa produrre un tale effetto sia in termini di sensazioni tattili e sensoriali sia a livello del movimento. È la semplicità che coglie nel segno, è la semplicità che non è mai banalità, ma essenzialità. È arrivare al cuore del problema in punta di piedi e, quasi senza accorgersene, l’osservatore ha iniziato il suo viaggio sentendosi accarezzato da sensazioni tattili, cinestesiche e sensoriali.

Il mondo di un artista non è esplorabile fino in fondo, il mondo interiore di nessuno lo è, ma un artista è un pozzo senza fondo in cui albergano nuove idee e nuovi stimoli che saranno spunto per nuovi progetti e nuove opere d’arte. Questa è frutto, allo stesso tempo, di creatività e studio, di passione e razionalità, di intelligenza e sentimento, di anima e cuore. Nell’attesa di nuovi spunti di riflessione e di nuovi viaggi, apprezziamo quello che c’è e facciamo tesoro del prodotto di chi sa esprimersi attraverso l’arte.

È ormai evidente che ogni volta che riusciamo a capire l’emozione dell’altro, in un quadro o in un disegno, in una foto o in una scrittura, riusciamo a comprendere meglio e più a fondo anche noi stessi.

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